The Winter's Tale

In questi giorni di freddo e neve (ha nevicato persino a Roma!) la proiezione live de Il racconto d’inverno (titolo italiano per The winter’s tale) sembra essere alquanto calzante.

La terza proiezione dei balletti live dalla Royal Opera House di Londra (dopo Alice’s adventures in Wonderland e Lo schiaccianoci) ha visto il ritorno di uno dei nuovi lavori del Royal Ballet.

Il coreografo Christopher Wheeldon, il compositore Joby Talbot e il designer Bob Crowley – dopo il successo nel 2011 di Alice’s adventures in Wonderland (ve ne ho parlato QUI) – tornano a collaborare insieme per dare alle scene, nel 2014, la versione ballata in tre atti dell’opera shakespeariana che ha sùbito riscontrato un grande successo di critica e pubblico ed è diventato un nuovo classico del repertorio del Royal Ballet.

Amicizia, amore, gelosia, perdita e perdono sono i protagonisti di questa intricata storia che vede l’alternarsi di scene tragiche e strazianti ad ampi momenti di gioia e spensieratezza.

La scintilla che fa partire la vicenda è la gelosia: Leonte (re di Sicilia) e Polissene (re di Boemia) sono amici d’infanzia. Divenuti adulti, Polissene torna in visita dal suo amico, ormai da tempo sposato con la bella Ermione e felice padre del piccolo Mamilio. I tre adulti trascorrono nove felici mesi alla corte di Sicilia, durante i quali Ermione ha quasi portato a termine la sua seconda gravidanza. Giunge il momento per Polissene di tornare in patria, ma, proprio mentre si appresta a partire, Leonte viene sopraffatto dalla gelosia e dal sospetto: possibile che sua moglie e il suo più caro amico lo abbiano tradito?

Secondo il coreografo Christopher Wheeldon, che ha dichiarato di aver sempre voluto creare un balletto shakespeariano, la sfida più grande per ogni coreografo che affronta Shakespeare è trovare il modo di infondere la liricità del drammaturgo nei movimenti e non di usarne semplicemente la trama. Per questo ha snellito la storia concentrandosi maggiormente sui momenti di grande drammaticità che potevano esser ben resi in danza.

Ai ballerini di The winter’s tale, infatti, è richiesta non solo una tecnica perfetta e musicalità (i ritmi di Talbot sono decisamente anticonvenzionali), ma soprattutto una grande presenza scenica ed espressività. Credo che i due ruoli più impegnativi siano quelli di Leonte ed Ermione, specialmente dal punto di vista interpretativo.

La coppia regale di ieri sera, mercoledì 28 febbraio, era interpretata dai Primi ballerini Ryoichi Hirano e da Lauren Cuthbertson. Sono rimasta piacevolmente sorpresa dall’interpretazione di Hirano che con la sua mimica facciale pazzesca ha saputo rendere il crescendo di emozioni e contrasti del suo personaggio, catturando senza dubbio l’attenzione dello spettatore durante tutto il primo atto. La Cuthbertson cresce come artista ad ogni stagione, ora sicuramente all’apice della sua maturità espressiva e tecnica. Una vera delizia per gli occhi poterli veder danzare insieme in questo balletto. Polissene era interpretato dal Primo solista Matthew Ball, che ha portato in scena le sue linee pulite, leggerezza e precisione (e la sua bellezza!), riconfermando il suo bel percorso all’interno della compagnia londinese.

Meraviglioso il momento del primo atto in cui si alternano con rapidità le scene vere, in cui Polissene e Ermione passeggiano tra le statue, con quelli dell’immaginazione di Leonte, che li crede amanti segreti; perfetto il connubio tra musica, coreografia e lighting design (quest’ultimo firmato da Natasha Katz).

Il secondo atto è una ventata di luci, colori e giocondità. Ci troviamo in Boemia, sedici anni dopo gli avvenimenti del primo atto. I protagonisti di questo atto sono Florizel e Perdita, ieri interpretati dai Primi ballerini Vadim Muntagirov e Sarah Lamb. Presi singolarmente i due ballerini mi piacciono molto, ma come coppia non mi hanno convinto. La tecnica c’era, così come la musicalità, tuttavia mi è mancato l’affiatamento e il dialogo tra i due (forse perché abituati a ballare rispettivamente con Marianela Nuñez e Steven McRae?). Bravi esecutori, ma freddi interpreti.

Esplosivi, frizzanti e presenti i due Primi Solisti Marcelino Sambé e Beatriz Stix-Brunell nei panni di Clow e Mopsa.

Magnifiche le sceneil grande albero del secondo atto sembra arrivare direttamente dal mondo delle fate – le proiezioni e gli effetti creati con i teli di seta (ad opera di Daniel Brodie e Basil Twist).

Il balletto si conclude con il terzo atto, incentrato sui temi del riconoscimento e del perdono.

Musiche, costumi, luci, mimo, espressività, forti sentimenti e passioni: ce n’è davvero per tutti i gusti; facile capire perché The winter’s tale è ritenuto un nuovo classico del repertorio moderno, insieme col fratello maggiore Alice’s adventures in Wonderland.

Un appunto, ma meramente di gusto personale: le giacche lunghe indossate dai principi e le gonne indossate dai contadini sopra ai pantaloni coprono un po’ troppo le gambe dei ballerini, intralciando e nascondendo i movimenti. Sicuramente l’effetto, però, è più veritiero. Meravigliosi ed eleganti i costumi di Ermione, adorabili quelli delle pastorelle del secondo atto.

Ribadisco il mio grande amore per il Royal Ballet (e per la Royal Oper a House in generale), secondo me, la più grande compagnia di balletto classico, al momento. Vanta una rosa di artisti invidiabili, non solo sul piano della danza, ma anche per quanto concerne tutti gli altri aspetti che riguardano una messa in scena: designer, costumisti, scenografi, compositori, musicisti. E, soprattutto, non tiene chiuse le sue porte, ma cerca con disinvoltura e simpatia di trasmettere il proprio amore per questo mondo e di renderlo accessibile a tutti.

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Entusiasta dell'arte in tutte le sue forme. Vado spesso a teatro e poi ve lo racconto.

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