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Domenica primo marzo ero a Napoli. Felice, spensierata e piena di pizza. Attendevo con gioiosa ansia lo spettacolo pomeridiano del Don Chisciotte, con Daniil Smikin e Maria Kochetkova come protagonisti. Avevo programmato di raccontarvi di questo spettacolo nel fine settimana successivo, ma il caos scaturito in seguito all’esplosione del Coronavirus ha rallentato un po’ tutti i miei progetti. Con un ritardo elefantiaco (questa volta abbastanza giustificato), oggi vi racconto dunque di questo spettacolo.

Come ho già detto numerose volte trovo che il Don Chisciotte sia uno dei balletti più frizzanti presenti nel repertorio ballettistico, perfetto anche per i meno avvezzi al mondo del balletto e per i più piccoli. Ritmi e colori coinvolgenti (nonostante diversi critici abbiano sempre sminuito la musica del povero Minkus), folklore nel primo atto, classicismo nel secondo, mimica esilarante (vogliamo parlare del falso suicidio di Basilio con annessa palpatina a Kitri?), variazioni e virtuosismi tra i più difficili ed acclamati. Insomma, impossibile annoiarsi.

Di questo balletto (come degli altri grandi classici) esistono numerose versioni e adattamenti: a partire dall’originale coreografato nel 1869 da Petipa passando per la famosissima versione di Baryshnikov per l’American Ballet di New York fino ad arrivare alla recente di Carlos Acosta per il Royal Ballet di Londra.

Danil Simkin e Maria Kochetkova nei panni di Basilio e Kitri

La versione portata in scena lo scorso marzo dal Teatro San Carlo vede la coreografia originale di Petipa riletta da Aleksej Fadeecev attraverso l’influenza della versione di Gorskij.

A malincuore, devo ammettere che per la prima volta il Don Chisciotte mi ha annoiato. Non pensavo che usa cosa del genere potesse mai accadere. Non so bene cosa sia accaduto, ma ho trovato tutto estremamente sottotono, a partire dall’orchestra che sembrava come dimezzata.

Tralasciando il fatto che l’ordine delle scene nel secondo atto è stato invertito (iniziando con la taverna e il falso suicidio e terminando con l’atto bianco del sogno), ho trovato il corpo di ballo estremamente altalenante.

Maria Kochetkova è Kitri

Nel primo atto le ballerine erano tutte con le scarpe di carattere, ad esclusione di Kitri, delle due amiche e di quella che dovrebbe essere Mercedes. Il ruolo di Mercedes, infatti, è stato sdoppiato in due: nel primo atto la sua variazione e passo a due viene ballata da Lucia, una ballerina di strada, mentre il personaggio di Mercedes vero e proprio fa la sua comparsa solo al momento della scena della taverna (interpretato da un’altra ballerina). E se nel primo atto la variazione di Mercedes/Lucia rimane quella classica, nel secondo l’impianto della variazione è di stampo prettamente di carattere.

Ad ogni modo brave entrambe le interpreti: sia Francesca Riccardi nel ruolo di Lucia (I atto) che Valentina Vitale nel ruolo della magnetica Mercedes (II atto, scena della taverna).

Per quanto riguarda il restante balletto, purtroppo, non conservo un bel ricordo. Se il primo atto risulta ancora abbastanza godibile, dal secondo in poi ho notato un calo sia nell’esecuzione che nella tecnica dei danzatori.

Il secondo atto è stato quello più calante di tutti: il quadro dell’accampamento degli zingari dedicato praticamente quasi tutto a una superficiale mimica, mentre nell’atto bianco si sono susseguite una serie di incertezze tecniche tanto da farlo sembrare quasi un saggio di fine anno. Calanti, nel terzo atto, anche le variazioni inserite nel Gran Pas finale: la differenza tra i due ballerini ospiti e le soliste era assai notevole.

Nota positiva, dunque, la presenza delle due stelle ospiti: Daniil Simkin e Maria Kochetkova.

Daniil Simkin è Basilio

Non nascondo che mesi fa ho comprato i biglietti di questo spettacolo solo perché lessi della presenza nel cast di Simkin. Sono una sua fan da anni e poterlo finalmente veder ballare dal vivo un intero balletto, il Don Chisciotte per di più, è stata la realizzazione di un altro sogno.

Simkin è un perfetto Basilio, nonostante la sua fisicità piccolina: precisione tecnica come pochi, elevazione, linee, sequenza di salti e giri inarrestabili, prese sicure, presenza scenica spavalda. Kochetkova altrettanto famosa tra i ballettomani per la sua Kitri, specialmente in coppia con Simkin. La sua tecnica e i suoi virtuosismi non sono da meno (sto ancora pensando alla coda del terzo atto dove ha chiuso i fouettés con fouettés con cambio di spot con una disinvoltura quasi sfrontata), così come la sua energica presenza scenica.

In conclusione, Simkin e Kochetkova valevano più che il prezzo del biglietto, per il resto ho solo vaghi e amari ricordi. Peccato, soprattutto perché nelle passate stagioni avevo avuto modo di apprezzare il corpo di ballo del San Carlo sia ne Il Lago dei Cigni che ne Lo Schiaccianoci, quindi non riesco a capacitarmi di uno spettacolo così tanto sottotono. Speranzosa di poter cambiare presto opinione in merito, attendo con fiducia l’annuncio della prossima stagione.

Foto: pagina FB ufficiale del Teatro San Carlo di Napoli

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Entusiasta dell'arte in tutte le sue forme. Vado spesso a teatro e poi ve lo racconto.

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