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Il campanaro più famoso del mondo è tornato a casa, Roma.

Sì, lo so che in realtà Notre Dame de Paris è ambientato in Francia (come suggerito dal nome stesso) e che nasce come un musical francese (nel 1998), ma la sua versione italiana ha visto i natali proprio nella capitale.

Era il marzo del 2002, infatti, quando debuttò al GranTeatro di Roma (struttura costruita appositamente per lo spettacolo), con le musiche originali di Riccardo Cocciante e il libretto di Pasquale Panella (l’originale francese è scritto da Luc Plamondon).

Sin dalla sua nascita in lingua francese il musical ha riscosso un enorme successo di critica e pubblico, entrando persino nel Guinness World Records come il musical di maggior successo nel primo anno di rappresentazione, record detenuto precedentemente da colossi del teatro musicale come Miss Saigon e Wicked. Visto il successo travolgente lo spettacolo viene tradotto e rappresentato anche all’estero arrivando in America e in Corea del Sud, passando per l’Inghilterra (un anno e mezzo in cartellone fisso nel West End), la Spagna, la Svizzera, il Belgio, il Canada e la Russia.

Negli anni la versione nostrana, prodotta da David Zard, ha registrato più di 4 milioni di spettatori, divenendo uno degli spettacoli più amati dal pubblico italiano.

Lo scorso settembre lo spettacolo è partito con un nuovo tour che sta attraversando l’Italia in lungo e in largo con buona parte del cast originale. Il debutto romano del tour è avvenuto venerdì 27 dicembre al Palazzo dello Sport, registrando il tutto esaurito.

Da grandissima fan del musical quale sono non mi sono fatta sfuggire l’occasione di rivedere Giò Di Tonno e Vittorio Matteucci (i due artisti che più mi piacciono nel panorama del musical italiano) e di ascoltare per la prima volta dal vivo Matteo Setti nel ruolo di Gringoire.

Lo spettacolo è davvero emozionante (guarda caso, come per Les Misérables, la storia è tratta da un romanzo di Victor Hugo) e la maggior parte delle canzoni sono bellissime, sia sul piano musicale che su quello librettistico. Alcuni passaggi sembrano delle poesie ed è davvero difficile stilare una classifica delle canzoni più belle. Certe, poi, come I clandestini o La corte dei miracoli sembrano parlaci direttamente, facendoci riflettere su temi importanti della nostra quotidianità. Le parti di raccordo tuttavia, anche queste cantate (un po’ come i recitativi della lirica), risultano pesanti e meno brillanti, ma è un po’ insito nella natura stessa del recitativo.

Noi siamo gli stranieri
I clandestini
Noi siamo gli esclusi
E gli abusivi

Noi siamo gli stranieri
Del mondo intero
Dovunque noi siamo
Noi siamo fuori

(da I Clandestini)

Giò Di Tonno è un potente, commovente, straziante Quasimodo. Ha creato la versione italiana di questo personaggio e nessuno potrà mai esserlo come lo è lui. La sua estensione e potenza vocale sono enfatizzate dalla sua interpretazione, che sul finale di Balla mia Esmeralda mi lacera il cuore ogni volta, facendomi piangere tutte le lacrime che ho in corpo.

Stessa cosa per Vittorio Matteucci nei panni di uno degli antagonisti più paurosi della storia della letteratura, Frollo. Tutto il tormento espresso da lui sia in Bella che in Mi distruggerai fanno scaturire un misto di emozioni che vanno dalla passione al disgusto.

Il poeta Matteo Setti, dopo un inizio leggermente incerto e calante, si è ripreso alla grande, non deludendo le altissime aspettative. Graziano Galatone, il bel Febo, alquanto altalenante per tutto lo spettacolo (ha un avuto un bel momento in La voluttà). Leonardo Di Minno, Clopin già dal tour del 2016/2017, non è riuscito a non farmi sentire la mancanza della forte presenza di Marco Guerzoni.

Bella scoperta la giovane Elhaida Dani, che porta in scena finalmente un’Esmeralda intonata. Grazie alla sua bravura e alla sua interpretazione sono riuscita ad apprezzare appieno questo personaggio e a riscoprire tutta la bellezza di pezzi come Ave Maria. Brava anche Tania Tuccinardi nel ruolo di Fiordaliso.

Energici e potenti i ballerini e gli acrobati, spina dorsale immancabile di questo spettacolo, che danno colore a ogni quadro (uno dei miei momenti coreografici preferiti è Cuore in me) strappando senza fatica applausi a scena aperta.

Insomma, Notre Dame de Paris si è riconfermato il grandioso spettacolo che è, reso maestoso dalle canzoni e dalla bravura degli interpreti. Unica pecca è l’assenza di un’orchestra dal vivo, che lo renderebbe davvero uno spettacolo glorioso e inarrivabile.

Se volete unirvi alla Festa dei Folli il musical resterà in scena a Roma fino al 6 gennaio, per poi continuare il suo viaggio alla volta di Trieste, Brescia, Genova, Livorno, Eboli, Reggio Calabria, Catania, Ancona, Jesolo, Milano, Nichelino. Per maggiori informazioni vi rimando al sito ufficiale dello spettacolo italiano.

Foto: Pagina Facebook ufficiale dello spettacolo

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Entusiasta dell'arte in tutte le sue forme. Vado spesso a teatro e poi ve lo racconto.

1 thought on “Notre Dame de Paris – Tour 2019/2020”

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