Londra e i suoi Teatri - Volume I

Con un ritardo elefantiaco finalmente riesco a raccontarvi della mia ultima incursione a Londra lo scorso ottobre.

Les Misérables: The Staged Concert

Il viaggio è stato organizzato quando in estate viene dato l’annuncio di un mega evento che riguardava Les Misérbles: per sole 16 settimane, dal 10 agosto al 30 novembre, il Musical dei Musical si trasferisce nel vicino Gielgud Theatre per una versione concerto con un cast da capogiro.

Alfie Boe e John Owen-Jones si alternano nel ruolo di Jean Valjean, Michael Ball lascia i panni di Marius a Rob Houchen per vestire quelli dell’ispettore Javert, Carrie Hope Fletcher è Fantine, Matt Lucas e Katy Secombe sono i Thénardier, Bradley Jaden è Enjolras, Shan Ako e Lily Kerhoas sono rispettivamente Eponine e Cosette, Earl Carpenter è il vescovo di Digne.

All’annuncio del cast vado in iperventilazione e decido di non perdere tempo e prenotare il mio biglietto: dopo aver atteso che 17mila persone prima di me facessero il loro acquisto riesco nell’intento anche io. Gioia e gaudio! Scontato dirlo, ma ogni singolo spettacolo delle 16 settimane è sold out.

Ammetto che comprai il biglietto per una serata in cui il ruolo di Jean Valjean era interpretato da Alfie Boe; ero curiosa di sentirlo dal vivo, ma soprattutto di vederlo in azione con Michael Ball, amico e collega con cui negli ultimi anni ha dimostrato un grande affiatamento artistico. In me è subito scaturito un tormento interiore al pari di quello di Jean Valjean: amo follemente da almeno due lustri la voce, la potenza e la presenza scenica di John Owen-Jones. Dover scegliere tra lui e Alfie Boe è stato bruttissimo, tipo quando a una mamma dicono “sei su una torre e devi buttare giù uno dei tuoi due figli”. Mi sono lasciata convincere da critica e fan e ho optato per Boe.

Immaginate la gioia la sera dello spettacolo quando, entrata in teatro, un cartello avvisa che per quella serata Alfie Boe viene sostituito da John Owen-Jones! Ero al settimo cielo. Con tutto il rispetto per Alfie Boe, ma era destino che io vedessi finalmente in azione dal vivo il mio amato Owen-Jones.

Come ho già raccontato in precedenza, Les Misérables è il mio musical preferito ed ha davvero un posto speciale nel mio cuore. L’ho scoperto all’età di 11 anni e da lì la mia passione per il mondo del musical è nata, crescendo sempre più di anno in anno. Trovo che sia uno spettacolo bellissimo, con dei testi meravigliosi e ricchi di significato che vengono enfatizzati dalla grandiosità della musica. Personaggi e storie indimenticabili, Valjean in prima linea.

Les Misérables è un musical iconico: pensate a quella lunghissima nota finale di Bring Him Home, alla giacca di Enjolras o all’enorme bandiera rossa che sventola alla fine del primo atto. Considerate che, sin da quando ha debuttato nell’ottobre del 1985, solo a Londra ci sono state più di 13.500 performances e 56mila in tutto il mondo. Lo spettacolo è stato messo in scena in 426 città e in ben 52 Paesi, cantato in 22 lingue diverse. Più di 70 milioni di persone sono andate a teatro a vederlo.

La versione concerto messa in scena al Gielgud Theatre non mancava di niente: sono riusciti nell’impresa di riprodurre sul palco di un teatro stabile la grandiosità delle scenografie studiate per la versione concerto all’Arena O2 in occasione del 25˚ anniversario dello spettacolo. Il cast era composto da ben 40 attori e un’orchestra di 26 elementi.

John Owen-Jones mi ha letteralmente lasciato senza parole: sebbene fosse una versione concerto (quindi le parti recitate erano praticamente ridotte all’osso) è riuscito comunque a trasmettere e a portare in scena il grande viaggio e la crescita che Valjean affronta. Immenso e commovente. Presente in ogni attimo, dando tutto se stesso. Davvero, qualsiasi parola non riuscirebbe a rendergli giustizia. Sicuramente il suo Valjean me lo porterò nel cuore per sempre.

Michael Ball è stata la mia altra grande scoperta musicale grazie a questo musical: a 11 anni mi sono innamorata del suo vibrato e del suo Marius impacciato e disperato (e al momento ancora non ho trovato un altro Marius che mi faccia battere il cuore come lui) e da allora la sua voce non mi ha mai lasciato. Ovviamente poter finalmente sentire anche lui dal vivo è stato un sogno che si è realizzato, ma, se devo essere completamente onesta, ho trovato il suo Javert altalenante: in alcuni momenti era credibile, in altri proprio no. Nulla da dire sul piano vocale (d’altronde, who am I?), ma per me nessuno sarà mai Javert come lo è stato Philip Quast.

Brava Carrie Hope Fletcher nel ruolo di Cosette, senza dubbio ha potenza ed estensione vocale nonché è una buona interprete; inoltre I dreamed a dream è una delle canzoni più belle mai composte.

Shank Ako è stata una scoperta; Bradley Jaden illuminava il palco; Rob Houchen e Lily Kerhoas deliziosi insieme.

Matt Lucas e Katy Secombe hanno senza dubbio dominato la scena ogni volta che salivano sul palcoscenico: brillanti, divertenti, irriverenti, irrefrenabili.

Di grande effetto anche il lighting design di Paule Costable e Werren Letton: la luce divina che illuminava Fantine completamente vestita di bianco ancora mi fa venire la pelle d’oca.

Uno spettacolo maestoso e sensazionale curato nei minimi dettagli che si riconferma, per l’ennesima volta, insuperabile.

The Royal Ballet: Concerto, Enigma Variations, Raymonda Act III

Dal momento che ero a Londra ne ho approfittato per realizzare un altro mio sogno: vedere gli artisti del Royal Ballet ballare dal vivo sul grandioso palcoscenico della Royal Opera House.

Sono una grande estimatrice del Royal Ballet e della Royal Opera House in generale. Amo i loro artisti, amo le loro produzioni, amo la passione che infondono in ogni progetto e la cura maniacale che mettono in ogni dettaglio.

Nel periodo in cui ero a Londra io andava in scena un programma misto che mi ha permesso di cogliere la versatilità di questa compagnia: Concerto, Enigma Variations e il Terzo Atto di Raymonda; tra l’altro questo spettacolo ha inaugurato la nuova stagione delle dirette live del Royal Ballet in collaborazione con Nexo Digital, ve ne ho parlato QUI.

Concerto di Kenneth MacMillan è un balletto senza trama coreografato sulla musica di Shostakovich (il Piano Concerto no.2) e composto da tre movimenti. Il primo movimento vede una coppia principale accompagnata da altre tre coppie che fanno da coro, nel secondo movimento si aggiunge una nuova coppia mentre il terzo vede l’aggiunta di una solista e ampia presenza del corpo di ballo.

Famoso è il Concerto Pas de deux: ispirato dalla ballerina Lynn Seymour mentre in sala prove si scaldava alla sbarra prima dell’inizio della lezione, MacMillan immaginò il ballerino proprio come una sbarra, di supporto alle sinuose evoluzioni della partner. Curiosa anche la nascita dell’assolo del terzo movimento: inizialmente pensato come un altro Pas de deux, si trasformò in un assolo quando, durante le prove per la prima rappresentazione, il ballerino si infortunò e si presentò in sala solo la ballerina.

Precisione nei disegni coreografici, elevata difficoltà tecnica e ritmi particolari: questi gli elementi tipici di MacMillan.

Ritmi, movimenti e ambientazione completamente diversa per l’inglesissimo Enigma Variations di Frederick Ashton.

Basato sulla musica di Edward Elgar, Ashton ritrae delicatamente ma nel dettaglio la vita del compositore stesso. Amore, amicizia, successo, fallimento, solitudine: nell’arco di 40 minuti vengono portati in scena momenti di vita quotidiana in un’ambientazione vittoriana ricchissima di oggetti di scena, in un tripudio di biciclette, tricicli, pipe, libri, poltrone, cestini, amache, sedie in vimini, tappeti. Un balletto introspettivo e commovente.

A chiudere la serata la sfarzosa ed elegante versione di Rudolf Nureyev del Terzo Atto di Raymonda dove l’energia e la precisione del carattere ungherese affidati al corpo di ballo sono uniti al rigore classico della coppia principale.

Grazie a questo programma misto ho avuto modo di apprezzare dal vivo il talento e lo splendore della Compagnia, che si riconferma una delle migliori in assoluto nel panorama mondiale del balletto.

Insomma, in sole due serate ho realizzato due grandissimi sogni, vedendo dal vivo e in azione artisti che ammiro da anni. Ancora non mi sembra vero!

A presto con la seconda parte del resoconto.

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Entusiasta dell'arte in tutte le sue forme. Vado spesso a teatro e poi ve lo racconto.

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