Billy Elliot

Il 29 maggio è la giornata internazionale della danza; quale giorno migliore per parlare di uno dei personaggi universali del mondo della danza: il giovane Billy Elliot.

La storia di William “Billy” Elliot è nota praticamente a tutti: siamo nell’Inghilterra della Thatcher, a metà degli anni ’80; orfano di madre, Billy incontra per caso la danza classica e se ne innamora, nonostante i pregiudizi di buona parte dell’opinione pubblica e il divieto del padre, che lo vuole boxeur. L’insegnate di balletto nota in lui un diamante grezzo e decide di prepararlo comunque per l’audizione alla Royal Ballet School di Londra. Alla fine saranno proprio il padre e il fratello maggiore, prima restii, ad appoggiare Billy in questo sogno, sacrificando i propri ideali per permettergli un futuro migliore del loro.

Sono passati bel 18 anni da quando il film, uscito in sordina, divenne poi una delle pellicole più amate da critica e pubblico, tanto da esser considerato uno dei 100 miglior film inglesi di tutti i tempi.

Nel 2005 debutta come musical nel West End di Londra al Victoria Place Theatre, con musiche di Elton John, testi di Lee Hall e regia di Stephen Daldry (che ha diretto anche il film). Il musical riceve ben 9 nomination ai Laurence Olivier Award e ne vince 4. Visto l’enorme successo, lo spettacolo approda anche in Australia (2007), nel Paese del Musical AKA Broadway (2008) e in Corea del Sud (2010). A Broadway vince ben 10 Tony Awards e altrettanti Drama Desk Awards.

A maggio 2015 Massimo Romeo Piparo rende il sogno realtà anche in Italia: la versione italiana debutta al Teatro Sistina di Roma, per poi partire per una tournée nei maggiori teatri del nostro Paese.

A marzo 2018 è ripartita da noi la terza stagione di questo spettacolo.

Avendo visto la versione inglese nel 2014 ero curiosissima ed entusiasta di poter godere anche della versione italiana. Da amante di musical, infatti, mi rincuora il crescente interesse di produttori (e pubblico) verso questa forma di arte.

Allo spettacolo serale di sabato 21 aprile il ruolo di Billy è stato interpretato da Matteo Valentini (molti se lo ricorderanno per la sua apparizione nel video Guerriero di Marco Mengoni), promettente e talentuoso proprio come il personaggio che interpreta.

Matteo Valentini, a 15 anni, ha saputo tenere il palco benissimo, nonostante qualche vuoto di memoria ogni tanto (ma capita anche ai migliori, ciò che differenzia i grandi attori dai principianti è la prontezza con cui si riprende la scena e si va avanti, e in ciò Valentini è stato bravissimo), nonostante la voce non sempre limpidissima e nonostante non abbia una tecnica di balletto forte. Come Billy, è un diamante grezzo, ha tutte le carte in regola per brillare, ma per arrivare all’apice dovrà continuare a studiare con grande dedizione, proprio come ha fatto fino ad ora.

Sarò sincera, parlare di questo spettacolo, e di questi giovani artisti in particolar modo, non è facile.

Perché sono bravi e talentuosi, ma se si ha alle spalle la visione dello spettacolo originale, il prodotto in generale risulta un po’ sottotono. Quando vidi la versione inglese Billy era interpretato da Elliott Hannah, che ai tempi aveva 10/11 anni; la sua energia ancora me la ricordo.

Ho indubbiamente trovato più frizzante e padrone della scena Tancredi Di Marco nel ruolo di Michael, vuoi anche per la natura stessa del personaggio.

Regina indiscussa del palco Sabrina Marciano nei panni dell’insegnante di danza Mrs. Wilkinson; altalenante Luca Biagini nel ruolo di Jackie Elliot, il padre di Billy. Se ha saputo commuovermi durante i brani musicali (aiutato da musica e testi), nei momenti di pura recitazione l’ho trovato alquanto freddo e bloccato su un accento e una cadenza meccanica.

Meritano un plauso Elisabetta Tulli (la madre di Billy), Jacopo Pelliccia (George, l’istruttore di pugilato), ma soprattutto Francesco Galuppi nel ruolo di Mr. Braithwaite, il pianista.

Billy Elliot è un musical che funziona. Brani accattivanti (con Elton John a capo delle musiche avevamo dei dubbi?), storia che tocca e riscalda il cuore, momenti di pura ilarità, giovanissimi che cantano, ballano e recitano in simultanea.

La versione italiana dei testi non disturba affatto e la messa in scena non manca di nulla rispetto all’originale inglese. Le nostre piccole ballerine e la controparte adulta maschile sono stati un concentrato di energia pura; leggermente spenti alcuni membri del cast e dell’ensemble (forse sentivano la stanchezza di un doppio spettacolo?) che hanno fatto perdere un po’ di brillantezza alla resa in generale.

Indiscutibilmente Billy Elliot è uno spettacolo che merita il successo che ha avuto e che sta tuttora avendo; se il prossimo anno sarà nuovamente in cartellone al Sistina non fatevelo scappare e, soprattutto, andate accompagnati da giovani sognatori.

Fate appassionare i piccoli all’arte e al teatro, educateli alla bellezza. Mi ha fatto piangere il cuore vedere che, nonostante l’impegno e il talento della compagnia nel portare in scena un doppio spettacolo (pomeridiana e serale), il teatro durante il serale era mezzo vuoto (poi però sulla strada di ritorno ho trovato adolescenti in fila fuori gli studi di Amici). Per quanto riguarda il mondo dello spettacolo l’Italia è un Paese che deve ancora essere profondamente educato, purtroppo.

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Entusiasta dell'arte in tutte le sue forme. Vado spesso a teatro e poi ve lo racconto.

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