Dulcinea e Cupido

Il Teatro dell’Opera di Roma ha inaugurato la nuova stagione 2017/2018 mercoledì 15 novembre con una prima mondiale del Don Chisciotte. Versione inedita coreografata da Laurent Hilaire – étoile parigino e attualmente direttore artistico dello Stanislavsky Ballet di Mosca – ispirata alla versione di Mikhail Baryshnikov per l’American Ballet Theatre, a sua volta tratto dalle versioni di Marius Petipa e Alexander Gorsky.

Il Don Chisciotte è un balletto in tre atti tratto dal celebre romanzo di Miguel de Cervantes e su musica di Ludwing Minkus. Nella versione ballata le imprese del rinomato hidalgo si intrecciano alle vicende amorose della giovane e frizzante coppia di innamorati composta da Kitri e Basilio. Queste le premesse di uno dei balletti più vivaci, gioiosi e colorati del reportorio ballettistico, perfetto anche come prima visione per bambini o per chi vuole approcciarsi al mondo della danza classica ma ha il blocco del balletto romantico.

Nella recita di venerdì 17 novembre Iana Salenko, Principal dancer dello Staatsballett di Berlino e Principal guest del Royal Ballet di Londra, e Isaac Hernàndez, Principal dancer dell’English National Ballet, hanno calcato il palcoscenico romano rispettivamente nel ruolo di Kitri e Basilio.

Iana Salenko, che non ha certo bisogno di presentazioni, ha ormai esperienza nel vestire i panni – o meglio le scarpette – di Kitri, portando in scena tecnica perfetta (non un attimo di cedimento o distrazione neanche nella coda e nei fouettés, tutti doppi e tripli), classe e leggerezza. Certo, tendezialmente ci si immagina Kitri come un’esplosiva e sfacciata ragazza esuberante, e non come l’eterea ragazza ritratta dalla Salenko, ma la scelta della Principal guest di non forzare la pantomima, magari finendo di risultare falsa e costruita, mettendo piuttosto un po’ di lei in Kitri, non mi è dispiaciuta affatto.

Isaac Hernàndez, invece,  è nato per essere Basilio. Giovane, spavaldo e prestante, ruba la scena con elevazione, leggerezza (non un salto atterrato con rumore!), linee e carisma. Applausi a scena aperta strappati senza alcuna fatica.

Nota di merito anche per l’istrionico Manuel Paruccini nel ruolo di Gamache e per la coppia di amiche interpretate da Sara Loro e Giorgia Calenda.

Incertezze e piccoli disastri – succede anche ai migliori! Che ci sia stato lo zampino di venerdì 17? – nel secondo atto. Rebecca Bianchi, étoile del Teatro dell’Opera di Roma, è stata un Cupido perfetto durante le variazioni, ma galeotto fu il palcoscenico scivoloso che ha rischiato di farla cadere due volte durante delle banali corse in entrata o in uscita. Marianna Suriano, solista della compagnia, ha portato in scena una titubante regina delle Driadi: l’inizio della variazione era fuori tempo, pesante e incerto, equilibri e trattenute assenti. Meravigliosa invece, tanto  da meritarsi applausi più della Salenko, nella diagonale finale di grand jetè.

Una gioia, inoltre, vedere una volta ogni tanto il corpo di ballo maschile che supera in tecnica e rappresentazione la controparte femminile.

Unico punto interrogativo della serata le scene e i costumi affidati a Vladimir Radunsky. Questi, infatti ha voluto rompere la tradizione dei costumi e delle scene tipiche della Spagna, rivisitando il tutto in chiave pop e fumettistica. Se le scene erano quasi assenti – forse volutamente per lasciare in primo piano i ballerini? – i costumi erano indubbiamente colorati e stravaganti. Sicuramente si aveva l’impressione di essere in una fiaba, in una di quelle avventure immaginifiche sognate dallo stesso Don Chisciotte. Ad ogni modo, credo che con una scenografia e dei costumi più tradizionali, questa rappresentazione del Don Chisciotte sarebbe stata invidiata da molti.

Nel complesso, ballerini e coreografia hanno alquanto soddisfatto le (alte) aspettative del pubblico. Il Don Chisciotte è un balletto che, anche grazie alla musica accattivante – l’orchestra era diretta dal britannico David Garforth –  si lascia facilmente amare. Difficile tornare a casa senza la voglia di darsi delle arie con un ventaglio in mano o di togliersi la sciarpa e iniziare a sventolarla come una mantiglia.

Share:

53 Posts

Entusiasta dell'arte in tutte le sue forme. Vado spesso a teatro e poi ve lo racconto.

Leave a reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *