Swan Lake

Martedì 12 giugno c’è stata l’ultima diretta del Royal Ballet per la stagione 2017/2018, conclusasi con uno dei grandi classici del balletto romantico: Swan Lake (Il lago dei cigni in italiano).

La versione portata sul palcoscenico di Covent Garden (e live in più di 800 cinema sparsi per tutto il globo) è una nuova e sfarzosa produzione alla quale il coreografo Liam Scarlett, il designer John Macfarlane e il direttore del Royal Ballet Kevin O’Hare hanno lavorato per circa tre anni.

La storia di base è praticamente la stessa, sebbene venga – finalmente! – data una sfumatura importante (ed interessante) al ruolo del cattivo Von Rothbart.

Siamo sul finire del 1800 e il giovane principe Siegfried, oppresso dai doveri della vita di corte e dalle pressioni fattegli dalla madre per trovare una futura sposa e regina, cerca svago in una sessione di caccia notturna. Nei pressi di un lago incontra la bella e tormentata Odette, principessa trasformata in un cigno dal perfido Von Rothbart. La giovane, il cui aspetto torna umano unicamente di sera, potrà esser salvata solo dal vero amore. Siegfried si innamora perdutamente di lei e giura di salvarla, ma Von Rothbart farà di tutto affinché ciò non avvenga. A seguito di inganni e intrighi Siegfried giura amore a un’altra donna (Odile, figlia di Von Rothbart e impressionantemente simile ad Odette), condannando così la sua amata a restare per sempre imprigionata nel corpo di un cigno. La storia si conclude – indovinate un po’? – nel modo più straziante possibile.

Sebbene Il lago dei cigni è oggi considerato un emblema del balletto romantico, quando venne inizialmente portato in scena nel 1877 fu un fiasco, nonostante la superba musica composta da Tchaikovsky. Quasi 20 anni dopo, nel 1895, Petipa ed Ivanov ricoreografarono il balletto (Petipa si occupò delle scene ambientate a palazzo, mentre Ivanon delle più liriche atmosfere del lago), consegnandolo alla storia.

Liam Scarlett si è dunque trovato ad affrontare, a soli 30 anni, un’impresa elefantiaca. Perché si sa, molti fanatici del mondo lirico sono dei tradizionalisti convinti, sia se si parli di opera che di balletto. Lo ammetto, una di quelle spaventate e poco entusiasta delle nuove produzioni sono anch’io, soprattutto quando si parla di un lavoro ben collaudato. Ovviamente il genio di Scarlett, coadiuvato da quello di Mcfarlane, ha fatto cadere la mia armatura da paladina della tradizione neanche cinque minuti dopo l’inizio del balletto.

La versione di Scarlett rompe fin da subito con quanto portato in scena dal Royal Ballet sino a quel momento: la scena prende avvio dal prologo (mentre le versioni precedenti iniziavano con la scena di palazzo) dove vediamo Odette presa in ostaggio da Von Rothbart divenire vittima della sua maledizione. (C’è da sottolineare, tuttavia, che questa versione ballata dell’antefatto non è una novità: numerose compagnie la portano in scena, ognuna coreografata in maniera diversa, sebbene si parli di pochi minuti che vedono più mimica e cambi di costumi degni di un illusionista che movimenti coreografici propri).

Il Primo Atto, invece, è tutto ricreato da Scarlett, che spazza via quella sensazione di stantio creando un meraviglioso insieme coreografico che lascia poco, ma mirato, spazio alla mimica. La scena è ricca di avvenimenti: mentre il corpo di ballo si alterna ai solisti e ai primi ballerini in incastri simmetrici e sinuosi (una delle caratteristiche coreografiche di Scarlett nel quale, tra l’altro, primeggia egregiamente), Von Rothbart è presente (in veste umana e non come un anacronistico mostro della laguna) nei panni di consigliere della Regina. Si percepisce sin da subito la sua presenza inquietante, disturbante ed opprimente, che cerca di raggirare un ormai anziana e vedova Regina Madre per sottomettere anche il giovane e ingenuo principe ed infine ottenere il potere.

Il Secondo Atto mantiene quasi totalmente lo schema di Ivanov che Scarlett ha rimaneggiato solo nei dettagli, come le modifiche apportate nel movimento delle teste del celeberrimo passo a quattro dei cignetti.

Per il Terzo Atto, il giovane coreografo inglese ha mantenuto l’esplosiva danza napoletana nella versione di Ashton, ma ha poi apportato sostanziose modifiche per il restante atto. L’entrata del corpo di ballo come cigni neri è stato un esplosivo e geniale finale di atto che mi ha fatto saltare di gioia e urlare gridolini da vera fangirl.

L’Atto conclusivo, il Quarto, sebbene sia ispirato alla struttura di Ivanov vede larga presenza della coreografia di Scarlett che ha scelto, inoltre, il finale più straziante possibile.

L’ineccepibile lavoro coreografico di Liam Scarlett è stato valorizzato dall’opulenza delle scene e dei costumi realizzati dallo scozzese John Macfarlane, fortemente voluto nel progetto da Scarlett stesso il quale ha dichiarato che senza di lui non si sarebbe avventurato in questo progetto. Gli esterni e i fondali (dipinti a mano dallo stesso Macfarlane) sono poetici e realistici al contempo e la luna che si riflette sul lago crea un’atmosfera magica grazie anche al lavoro di lighting design firmato da David Finn.

L’oro e il porpora delle scene del Terzo Atto sono da Oscar, così come i costumi. C’è una sola parola a cui fanno subito pensare: opulenza. Pensate che per preparare la regina Madre nella sua prima entrata ci voglio circa tre ore tra trucco, acconciatura e vestizione!

Magnifici anche i tutù dei cigni, che tornano corti dopo la lunga tradizione del Royal Ballet che li vedeva lunghi e romantici, e quelli delle quattro principesse straniere.

Nella serata di martedì i ruoli principali sono stati interpretati dalla sublime – e non di questo mondo – Marianela Nuñez e da Vadim Muntagirov. La Nuñez, sempre perfetta tecnicamente, regala delle perle sul piano interpretativo, così come Muntagirov che porta in scena un giovane e malinconico Siegfried.

Delizioso l’altro principal, Alexander Campbell, nel ruolo dell’amico Benno, accompagnato in graziosi ed estremamente tecnici passi a tre (coreografati da Scarlett) da Francesca Hayward e da Akane Takada, che interpretano le sorelle di Siegfried.

Squisito anche Marcelino Sambé nella danza napoletana del terzo atto (in coppia con Meaghan Grace Hinkis), perfettamente a suo agio nelle variazioni esplosive ed energiche.

Una lode a Bennet Gartside che ha saputo portare in scena un perfetto Von Rothbart. Grazie alla sua grande presenza scenica, catturava l’attenzione anche solo con un movimento della mano o uno sguardo. Il suo look a corte, poi, lo ha reso ancora più accattivante.

Questa nuova versione de Il lago dei cigni, dunque, si è rivelata essere un pieno successo ed ha saputo ridare luce a una colonna portante del balletto classico che rischiava di perdere la sua grandiosità sotto la polvere degli anni.

Un’altra perfetta riuscita per il Royal Ballet, che conferma di essere un moderno re Mida, trasformando in oro tutto ciò che tocca.

Per i dettagli del cast della serata del 12 giugno, QUI il sito del RB.

Di seguito, invece, le anticipazioni delle Live per la stagione 2018/2019:

  • 15 ottobre 2018: Mayerling (MacMillan)
  • 13 novembre 2018: La Bayadère (Petipa)
  • 3 dicembre 2018: Lo Schiaccianoci (Wright)
  • 19 febbraio 2019: Don Chisciotte (Acosta/Petipa)
  • 16 maggio 2019: Flight Pattern (Pite), Within the Golden Hour (Wheeldon), New work (Cherkaoui)
  • 11 giugno 2019: Romeo e Giulietta (MacMillan)
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Entusiasta dell'arte in tutte le sue forme. Vado spesso a teatro e poi ve lo racconto.

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