Giovanni Scifoni in Santo Piacere

Ho conosciuto Giovanni Scifoni sul web, grazie ai suoi video Il Santo del giorno in cui racconta e spiega in maniera ironica e intelligente la fede cristiana cattolica. E mi ha convinta, nonostante il mio (non) orientamento religioso. Mi ha convinta al punto che ho deciso di andare a teatro a vedere il suo spettacolo Santo Piacere.

Sono un essere estremamente curioso e amante del teatro: potevo non andare a vedere uno spettacolo di un artista che sembrava intrigarmi e che nelle stagioni precedenti aveva registrato il tutto sold out? Ovvio che no.

E così giovedì 10 ottobre mi sono ritrovata al Teatro Sala Umberto di Roma, praticamente all’oscuro riguardo la trama dello spettacolo. Vabbè, ho pensato, il titolo è alquanto esplicito. Di cosa vuoi che parli? Sesso e religione raccontati con quel suo umorismo intelligente.

Effettivamente Santo Piacere è un one man show – scritto da Scifoni stesso e diretto da Vincenzo Incenzo – in cui l’attore romano tenta di sbrogliare l’eterna dualità conflittuale tra sesso e religione, fede e peccato, liberando l’argomento del sesso dalle pesanti catene del cristianesimo bigotto.

Ricordi e avvenimenti personali si intrecciano a brani del saggio Mistica delle carne del filosofo Fabrice Hadjadj, ricollegati a loro volta a passi della Bibbia, dei Vangeli e del Corano.

Momenti esilaranti si susseguono a passaggi profondi e toccanti, dove l’attore muta continuamente forma per l’intera durata dello spettacolo. Ma forse, un po’ come quell’Agostino d’Ippona divenuto poi santo, Scifoni ha peccato di hybris (che sarebbe la versione greca antica per “tracotanza”).

Intelligente, profondo e arguto, Scifoni si è lanciato in un’impresa titanica: partendo da un’ottica cattolica, voler raccontare liberamente del sesso senza risultare però bigotto.

Perché, come ammette con molta autoironia lui stesso, i veri cattolici sono pesanti e retrogradi, soprattutto con certi argomenti scottanti.

Il punto è che i minuti passano (in alcuni momenti anche in allegria), ma Scifoni sembra sviare il fatto, e finisce a parlare d’amore anziché di sesso libero. E il suo romanticissimo finale è dolcissimo, ma comunque non propriamente pertinente con il tema.

Morale della storia? Va bene fare l’amore, va bene creare nuova vita, va bene cercare e scoprire se stessi e l’altro e Dio – ma non sarà un po’ troppo affollato ‘sto rapporto? – mentre si fa l’amore con la persona amata, ma non parlate di puri momenti di piacere personale strettamente legati al sesso in quanto atto in sé perché non sta bene. Ed eccola qua la cocente verità: il sesso è ancora un tabù.

Quella di Scifoni è davvero un’occasione persa: da spettacolo coraggioso e intelligente che dialoga con tutti, si trasforma in una favola dal retrogusto di catechesi. Per riassumerlo con il linguaggio dei credenti: che peccato.

Ad ogni modo, se siete curiosi quanto me, lo spettacolo resterà in scena al Teatro Sala Umberto fino al 27 ottobre. I prezzi del biglietto vanno da un minimo di 17 euro a un massimo di 28, ma c’è spesso possibilità di riduzioni e offerte. Per maggiori info vi rimando al sito del teatro.

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Entusiasta dell'arte in tutte le sue forme. Vado spesso a teatro e poi ve lo racconto.

2 thoughts on “Santo Piacere – Dio è contento quando godo”

  1. cara Eleonora,

    condivido molte cose della tua appassionata e interessante recensione, ma non condivido affatto la conclusione.

    Faccio subito outing: sono credente, ma sono andato vederlo con 4 amici non credenti e abbiamo avuto piu o meno la stessa reazione:

    Non credo sia stato una occasione persa, anzi. Credo che l’occasione sia stata usata benissimo…per dire esattamente quello che voleva dire. Qualcosa di molto coraggioso, di poco alla moda.

    E il meraviglioso finale, a nostro avviso, vuole dire questo: il senso profondo del sesso e’ esaltato dalla fedelta’ fino alla malattia e la morte.

    Non liquiderei il fatto che non esalta il sesso fine a se stesso con un tabu. Chiunque ha sperimentato cosa vuol dire il sesso “ginnico” e quello con una persona a cui giuri la vita, lo sa. Sono due cose diverse, anche il primo non e’ male, beh non ci crederai ma il secondo oltre a essere piu bello e’ anche piu piacevole, piu divertente, un universo piu gigante. E’ come confrontare le patatine Pringles con una cena d’aragosta. Si , mi potrai dire, a volte puoi avere voglia proprio di patatine Pringles, e non tutti i giorni di aragosta…Ma se permetti, preferisco non guastarmi l’appetito con le Pringles se mi hanno invitato a una cena di aragosta . Questo e’ quello che penso io nella mia limitata esperienza. Credo che l’autore volesse dire qualcosa di simile…. Si puo ‘ contestare questa idea, dire che la si pensa in modo diverso, o riportare una diversa esperienza, certamente. Non che la conclusione sia stata sprecata, perche’ sarebbe sprecata se non avesse avuto fino in fondo il coraggio di dire quello che voleva dire.. E neanche si puo’ liquidare la scelta di dire un messaggio diverso, con un banale “il sesso e’ tabu”. Scusami, ma il tabu non c’entra proprio niente. Ti rivelo una cosa: le Pringles non sono tabu per quelli che non le mangiano.

    Il sesso fine a se stesso non viene esaltato non perche’ sia un tabu, ma semplicemente perche’, secondo l’esperienza dell’autore, come per la mia e di molti altri, pare che non ne valga proprio la pena di esaltarlo….Perche’ la lampadina eterna fa la luce piu bella…

    un caro saluto

    s.

    1. Caro Sebastiano,

      buongiorno. Innanzitutto ti ringrazio per aver letto le mie parole e per aver speso minuti del tuo tempo per rispondermi. Mi permetto di rivolgermi a te come se stessimo chiacchierando di persona perché l’intento del mio blog è proprio questo: condividere e scambiarsi opinioni.
      Come dico sempre, queste recensioni non hanno la presunzione di avere la verità in tasca, ma mi piace condividere i miei pensieri (in alcuni settori specificatamente tecnici, come per quanto riguarda il balletto) e invogliare gli altri ad andare a vedere con i proprio occhi e a farsi un’idea propria in merito. Perché il bello dell’arte è anche questo, suscitare in ogni fruitore emozioni proprie e diverse. Ed è quello che è successo con lo spettacolo di Scifoni. Come scritto, il finale è stato toccante e romanticissimo, ma in alcuni punti lo spettacolo mi è sembrato un po’ troppo puritano. Per questo ho voluto usare provocatoriamente il termine tabù: perché in alcuni momenti mi è sembrato che si volesse raccontare la favoletta che i puri di cuore facciano solo l’amore e rifiutino il sesso e in altri che l’esperienza mistica del fare l’amore sia prerogativa degli illuminati.

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