Non so dire con precisione quando la voce di Luciano Pavarotti è entrata nella mia vita.
La cosa è venuta da sé: studiando danza classica sin dall’età di tre anni ero abituata ad ascoltare quel genere di musica. I miei mi comprarono decine e decine di CD di musica classica. Tra questi alcuni contenevano delle famose arie di opere liriche. E quelle voci, quell’intensità di emozioni mi hanno subito conquistata. Abitualmente, nel corso degli anni, tornavo spesso ad ascoltarne alcuni brani. La curiosità e la passione per l’arte hanno spinto i miei studi universitari verso quel mondo: entrambe le miei due tesi di laurea vertono sui libretti d’opera. Ho trascorso ore ed ore a leggere libretti e a guardare opere (dal vivo e in video): ogni volta finivo con le budella attorcigliate come Julia Roberts.
In tanti anni di ascolto, però, nessuno ha saputo accarezzarmi l’anima come la voce di Luciano Pavarotti. Un talento unico e irripetibile: fraseggio chiaro (mai udito uno più chiaro del suo), voce argentina, timbro limpido, interpretazioni sentite e mai sforzate o posticce.
Ma il Maestro Pavarotti mi è caro anche per il suo lato umano. Big Luciano era grande perché come tutti i veri grandi Artisti era Umano e Umile. Il suo sorriso era il simbolo del suo lato giocoso e solare. La sua risata cristallina espressione del suo fanciullino interiore.

Giuro, il fatto del vestito rosso a fiori blu è stato un caso!
Foto IG: la_giraffa_dal_collo_corto
Non si arroccò in una torre d’avorio ma, anzi, si prodigò nel portare il mondo della lirica a chiunque perché, come dico spesso, l’arte non è solo per decrepiti borghesi in pelliccia. Unì questa missione con quella dell’impegno umanitario, creando i concerti che legarono insieme lirica e pop: Pavarotti & Friends.
Purtroppo non ho mai potuto assistere a una sua esibizione dal vivo (siamo nati in momenti abbastanza distanti l’uno dall’altro), ma nonostante questo negli anni credo di aver ascoltato e visto buona parte della sua vasta produzione.
La sua interpretazione di Vesti la giubba (dall’opera Pagliacci di Leoncavallo) mi ha straziato l’anima, mentre il suo Nemorino ubriaco (L’elisir d’amore, Donizetti) continua a farmi sbellicare dalle risate come la prima volta che lo vidi. Ti adoro è una delle mie canzoni preferite di sempre e ha il potere di mettermi di buon umore qualsiasi cosa accada mentre Buongiorno a te è stata la mia sveglia per anni. Mattinata è il mio sogno romantico: sebbene non sia particolarmente entusiasta delle serenate d’amore, ogni volta che la sento continuo a sognare ad occhi aperti che il mio futuro marito mi canti appassionatamente questa canzone mentre mi affaccio alla finestra. Storia simile per Che gelida manina (La Bohème, Puccini). In realtà i suoi Rodolfo e Cavaradossi non mi permettono di apprezzarne nessun’altro.

Foto IG: la_giraffa_dal_collo_corto
Insomma, la voce di Luciano Pavarotti mi ha accompagnato durante tutta la mia vita al punto tale che nutro nei suoi confronti profonda stima, ammirazione e gratitudine. Un misto di sensazioni ed emozioni sincere, profonde ma delicate. Un rispetto così profondo e un amore così grande che mi hanno portato a voler andare di persona nei suoi luoghi: Modena e dintorni.
Il Teatro Comunale era – ahimè – ancora chiuso al pubblico (una scusa in più per tornare), ma non mi sono fatta sfuggire l’occasione di andare in pellegrinaggio alla sua casa appena fuori Modena.
La villa in aperta campagna è stato il luogo in cui il Maestro ha vissuto gli ultimi anni della sua vita. Trasformata ora in una Casa Museo è una meta da non perdere se si passa nei pressi di Modena o Bologna.
La casa è grande e luminosa. Il giallo è il colore predominante (il suo colore preferito, come Van Gogh) e sembra banale dirlo, ma è come se il giocondo spirito di Big Luciano aleggiasse ancora lì.

Foto IG: la_giraffa_dal_collo_corto
Un’audioguida (assolutamente non prolissa) vi accompagna alla scoperta del lato non solo artistico, ma anche umano e quotidiano del Maestro, mentre la sua voce è diffusa in sottofondo in tutta la casa.
È possibile accedere in ogni stanza e curiosare ovunque tra premi, lettere di artisti e amici, abiti di scena, collezione di DVD, foto e filmati inediti.
Trascorrere lì un paio d’ore col cuore sopraffatto dalle emozioni è stato il mio modo di ringraziare il Maestro per avermi accompagnato nella vita, emozionandomi ed ispirandomi.
A visita finita, prima di uscire da casa, mi sono avvicinata al grande pianoforte e ho fatto un inchino, di quelli che fanno le ballerine a fine lezione: riconoscenti e grate verso il loro Maestro.
Se anche voi volete respirare l’aria di casa di Big Luciano, vi lascio di seguito tutte le informazioni:
Calendario Visite
- La casa museo Luciano Pavarotti è aperta tutti i giorni (esclusi 24, 25, 26 dicembre e 1 gennaio) dalle 10 alle 18.
Costi
- Intero: 10 euro
- Ridotto: 8 eur
Riduzioni
- Over 65 anni
- Giovani tra i 12 e i 18 anni
- Gruppi di almeno 20 persone
- Abbonati al Teatro Comunale Luciano Pavarotti di Modena
- Touring Club Italiano
- FAI
- Studenti Scuola Romanica
- Bambini e ragazzi fino agli 11 anni: gratis
Le tariffe includono audioguida in lingua (italiano, inglese, spagnolo, francese, tedesco, portoghese, cinese).
Brava Ele.Mi piace molto come scrivi,e soprattutto,mi piace quello che scrivi!!!!
Grazie Elisabetta! Sono contenta che le mie parole siano gradite e di intrattenimento.