Dirty Dancing presa

Nessuno può mettere Baby in un angolo. E nessuno può non farti rimpiangere Patrick Swayze in Dirty Dancing.

Vorrei non dover raccontare di questo spettacolo con toni negativi, ma ieri sera la delusione è stata troppa. Dopo anni che rincorrevo lo show, a inizio anno sono finalmente riuscita ad accaparrarmi il mio posto in sala per questo maggio. Anche qui, come per altri spettacoli che ho visto durante il corso dell’anno, mesi in anticipo e mesi di aspettative che crescevano.

Sono anni, ormai, che il musical Dirty Dancing è entrato nel panorama teatrale italiano (due edizioni sicuro, forse anche tre), quindi è uno spettacolo ben collaudato. La storia e la messa in scena sono uguali al film e al musical originario che andò in scena per la prima volta in Australia nel 2004. Da lì, come per tutti i grandi spettacoli di grande successo, iniziano le tournee e gli adattamenti nei vari Paesi del globo: Nuova Zelanda, Inghilterra, Irlanda, Germania, Canada, Olanda USA, Sud Africa. E poi Italia.

Da dove iniziare? In realtà non ho poi molto da dire. Premetto che so benissimo che dietro ogni spettacolo ci sono tantissime persone che lavorano duramente e si impegnano, ma proprio per questo vengono pagate. E io ho investito il mio denaro e il mio tempo in loro.

La storia di Dirty Dancing la conosciamo davvero tutti. Quasi ogni ragazza del pianeta Terra ha sognato di trovare un uomo che sappia ballare – uomini, ma perché non ballate? Davvero, nel 2018 ancora credete che sia una cosa da donnicciole? Non sapete cosa vi perdete! – che la faccia ballare e che la sollevi in aria davanti a tutti.

Quindi nulla da dire su sceneggiatura, canzoni e coreografie. Il problema principale sono stati gli interpreti: a parte Samuele Cavallo (nel ruolo di Billy Kostecki) con una gran voce e presenza scenica, tutti gli altri sono risultati piatti. Finti, monocorde, bidimensionali. La parte più carente è stata senza alcun dubbio la recitazione.

Giuseppe Verzicco (Johnny) super altalenante per tutta la durata dello spettacolo e nei momenti più famosi della storia – ahimè – non ha saputo farci dimenticare di Patrick. Buono, invece nel ballo. Sara Santostasi (Baby) non mi ha comunicato nulla, ma qualcuno le dica di tendere le punte e le gambe nella presa finale. Federica Capra (Penny) credo che abbia ancora molto da studiare: per quanto riguarda il ballo ha una buona tecnica e delle linee pazzesche, ma i suoi pezzi risultano piatti e a lungo andare annoiano. Non c’è differenza dall’inizio alla fine della coreografia, non un guizzo di energia o di esplosività. Peccato davvero. La recitazione, d’altra canto, lascia davvero a desiderare. Monocorde, fredda, finta. Qualcuno, poi, mi spieghi perché Simone Pieroni e Lucia Cammalleri (Mr. e Mrs. Houseman) hanno urlato ogni loro singola battuta; mistero.

Non particolarmente degno di nota il restante cast, a parte il canto di Loredana Faedda. Tutti, ad esclusione di Samuele Cavallo, erano poco credibili. I veri attori degni di nota sono quelli che ti fanno dimenticare che tu stai vedendo persone che interpretano altro dal loro essere. Il loro personaggio prende vita grazie a loro, in quel momento è reale, vive e respira su quel palco tramite loro.

Se la recitazione fosse stata migliore e se gli interpreti fossero stati più credibili e veri, tutto l’andamento dello spettacolo si sarebbe risollevato.

Per il resto, buone le luci, i costumi e il (ridotto) corpo di ballo.

Le scenografie non mi hanno convinto del tutto: l’hotel sembrava la casa delle bambole (mi riferisco anche alle dimensioni) e i microscopici set di interno (tipo la camera di Lisa e Baby) erano davvero claustrofobici.

Se mai Dirty Dancing tornerà nei teatri nei prossimi anni, spero in un casting migliore e in uno studio più approfondito della recitazione perché, davvero, ieri sera ho avuto l’impressione di assistere alla messa in scena di un gruppo semi-professionale alle prese con set/luci/costumi non alla loro altezza.

Nota di margine per la principessa seduta in platea che, nel momento in cui si sono visti per 10 secondi i sodi glutei di Johnny, ha urlato a squarciagola “Bravo”, facendo partire l’applauso. Credo che Verzicco si sia vergognato come un ladro, ma in quel momento si è comportato come un vero professionista: ha inspirato, si è concentrato e ha continuato ad andare avanti.

Cara signora principessa, il signor Verzicco non è uno spogliarellista. Se urla “Bravo” e applaude solo alla vista delle sue chiappe, credo che abbia largamente frainteso il senso dello spettacolo e dell’andare a teatro più in generale. Rispetto prima di tutto. Per il prossimo venerdì sera le consiglierei un locale di spogliarellisti. 

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Entusiasta dell'arte in tutte le sue forme. Vado spesso a teatro e poi ve lo racconto.

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