Dicono che ridere faccia bene al cuore e alla salute in generale: se volete regalarvi più di due ore di intrattenimento e risate andate a vedere Spamalot al Teatro Brancaccio di Roma.
Spamalot è tratto da quella pietra miliare della cinematografia britannica Monty Python e il Sacro Graal (1975), dove lo humor e il non-sense regnano sovrani. Nel 2006 Eric Idle lo trasforma per la prima volta in un musical (suo il testo e sue le liriche, con musiche di John Du Prez), mentre il recente adattamento in italiano – riuscitissimo – è affidato a Rocco Tanica. E, dove c’è Rocco Tanica, c’è Elio, che veste la veste di Re Arù.
In un susseguirsi di sketch demenziali (attenzione: “demenziale” da intendere come pregio per sottolineare la verve umorale del non-sense tipicamente britannico e non come sinonimo – tipicamente italiano – di stupido/ridicolo/volgare), protagonisti strampalati e bizzarri, numeri musicali che prendono in giro i canoni del musical di Broadway stesso, anche i più restii al mondo della commedia musicale lo adoreranno: irriverente, politicamente scorretto, con scene ben oltre i limiti del possibile.
Claudio Insegno firma una regia praticamente perfetta (alcuni piccoli appunti da fare ci sarebbero, ma star sempre a cercare il pelo nell’uovo è davvero da francesi! – e chi ha visto l’opera sa a cosa alludo); le coreografie sono di Valeriano Longoni, le scene di Giuliano Spinelli, i costumi di Roberto Brancato e la direzione musicale di Angelo Racz.
Sulla scena, oltra ad Elio, un cast dinamico, energico e affiatato; pensate che (come nel film e nel musical originali) gli stessi attori interpretano più parti, in barba al fatto che alcuni personaggi spariscano dalla scena con le scuse più assurde per poi riapparire come se nulla fosse.
Regina della scena indiscussa è Pamela Lacerenza, la Dama del Lago AKA Ginevra, che spicca per doti canore, ironia e grinta. Bravi anche i cavalieri e lo scudiero Patsy: Andrea Spina, Thomas Santu, Giuseppe Orsillo, Filippo Musenga, Umberto Noto e Luigi Fiorenti.
Lo ammetto, sono andata a vedere lo spettacolo non aspettandomi nulla, anzi, con aspettative piuttosto basse, ad esser sincera. E invece, se potessi, lo andrei a rivedere stasera stessa.
Raramente ho riso così tanto e forte, e per così tanto tempo di seguito. Praticamente un’escalation di divertimento puro e gioioso, a riprova del fatto che anche in Italia si può avere musical di qualità (grazio Claudio Insegno!).
Insomma, se vi volete bene, andate a teatro: avete tempo fino a domenica 18 febbraio.
Ah, e ricordate: Always look on the bright side of life!